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“Quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere ed il rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte…”
Così inizia il famoso romanzo storico di Alessandro Manzoni: “I Promessi Sposi”.
Alessandro Manzoni fu uno dei più importanti scrittori italiani.
Alessandro nacque a Milano nel 1785 da una famiglia della nobiltà milanese. L’ambiente milanese fu fondamentale nella sua vita, perché Milano era la città più moderna d’Italia, il cuore della letteratura, dell’editoria e del teatro.
Il giovane Alessandro non trascorse un’infanzia felice: i genitori erano separati e crebbe in un collegio.
A vent’anni si trasferì a Parigi dove viveva la madre. Tra i due si formò subito un rapporto strettissimo che segnò la vita del giovane. A Parigi iniziò a frequentare gli intellettuali e a vedere la scrittura non solo come dedicata a pochi eletti ma come uno strumento che fosse portavoce delle idee e dei sentimenti dei lettori. Sempre a Parigi si convertì alla Fede Cattolica. Nel 1808 conobbe e sposò Enrichetta Blondel, con cui ebbe 10 figli.
Si racconta che Manzoni si convertì alla Fede Cattolica quando, trovandosi a Parigi con Enrichetta, si sentirono alcuni spari di mortaretti a causa dei festeggiamenti del matrimonio di Napoleone. I due, Alessandro ed Enrichetta, vennero separati da questo scompiglio. Si racconta che Manzoni entrò in una chiesa pregando per ritrovare la moglie, che poi ritrovò e decise così di convertirsi. In realtà la conversione dello scrittore fu causata da una profonda e lunga riflessione.
Negli anni successivi visse quasi sempre a Milano o nella sua villa in Brianza; erano gli anni in cui in Italia cominciavano a diffondersi gli ideali di indipendenza e di unità. Manzoni sentì profondamente questi ideali, li condivise e li appoggiò senza partecipare alla vita pubblica ma dialogando con amici attivi in politica.
I suoi maggiori impegni furono lo studio della letteratura, della storia e la composizione di opere. Attraverso queste opere egli diede un grandissimo contributo alla Nazione Italiana. Manzoni infatti fu uno dei padri della lingua italiana. Si dice che fosse balbuziente e che soffrisse di attacchi di panico. Le sue opere diedero l’idea e l’esempio di una cultura e di una letteratura creata non per pochi aristocratici ma per il vasto pubblico degli italiani.
Fu nominato Senatore del nuovo Regno d’Italia. Manzoni rifiutava ogni forma di violenza perché impediva di raggiungere la fratellanza tra gli uomini.
Manzoni trascorse i suoi ultimi anni di vita in modo infelice perché perse la moglie, la madre e otto dei suoi dieci figli. Alessandro Manzoni morì il 22 maggio 1873.
La sua opera più famosa è il romanzo storico: “I Promessi Sposi”. Lavorò su questa opera dal 1821 al 1840. Manzoni è considerato il primo romanziere storico italiano: infatti “I Promessi Sposi” raccontano i fatti avvenuti nell’Italia nel 1600, descrivono la società dell’epoca ma anche narrano i sentimenti e le speranze dei personaggi verosimili. Il romanzo è ambientato nella campagna lombarda tra il 1628 e il 1630, in anni difficili per tutta la regione. Ci furono in quel periodo: delle guerre, la peste, la carestia. I protagonisti del romanzo sono Renzo e Lucia, due giovani innamorati che non si possono sposare a causa di un signorotto locale: Don Rodrigo, che innamorato di Lucia, ostacola il loro matrimonio. Il romanzo non racconta solo un’avventura d’amore ma anche una difficile conquista di pace e felicità dei due protagonisti. E’ fondamentale in questo romanzo “La Provvidenza divina” che non abbandona mai i due Promessi Sposi nelle loro sventure, anzi, li aiuta e, proprio per questo, alla fine riescono a sposarsi.
I Promessi Sposi sono scritti in italiano poiché Manzoni si era chiesto quale lingua utilizzare. Voleva che questa potesse essere capita da tutti. La sua scelta si era così orientata sul fiorentino: Manzoni infatti riteneva che potesse essere una lingua adatta a tutto il popolo italiano. In questo senso Manzoni contribuì all’unità linguistica dell’Italia.

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Giuseppe Molteni, Public domain, via Wikimedia Commons